lunedì 17 dicembre 2012

che tempo farà?


Con un certo ritardo (e molta amarezza) riportiamo le conclusioni della conferenza sul clima sui cambiamenti climatici che si è conclusa a Doha, in Qatar, l'8 dicembre scorso, dopo due settimane di negoziati tra i 194 Paesi partecipanti.

"Scoraggiante" è l'eufemismo usato dall'agenzia di stampa Reuters che ha riportato l'incapacità di prendere decisioni forti e di avere un atteggiamento costruttivo da parte dell'assemblea.

L'unico risultato degno di nota è l'accordo sul protocollo di Kyoto, che verrà prorogato fino al 2020, anziché scadere il prossimo 31 dicembre. Il trattato prevede l’obbligo per i paesi industrializzati di ridurre le emissioni di elementi inquinanti (soprattutto gas come anidride carbonica, metano e altri) di almeno il 5 per cento rispetto alle emissiccitasioni registrate nel 1990, considerato come anno base.

Soltanto il "vecchio mondo" - e cioè i Paesi dell'Unione Europea - ha dichiarato la propria disponibilità a mettere in campo misure drastiche. La maggior parte dei Paesi si è invece dichiarata contraria, a causa soprattutto degli alti costi che imporrebbero le nuove regole.

"E' la crisi, bellezza" bisognerà spiegare ai ghiacciai, ma le previsioni - molto poco diffuse - sono a dir poco inquietanti. La temperatura del pianeta potrebbe aumentare di ben quattro gradi, anziché di due come si era detto fino a poco tempo fa, causando una serie di disastri a livello globale, come inondazioni e, all'opposto, siccità.

Cosa si sta facendo in Italia per contrastare questo fenomeno dalle cause, pare ormai certo, legate alle attività umane?


lunedì 3 dicembre 2012

co-working: due esperienze a Riga, Lettonia



Con il progetto del co-working siamo stati a Riga, capitale della Lettonia per vedere le esperienze dI co-working realizzate in quella bellissima città. Momenti conviviali, aggiornamento generale in merito al progetto e visita della città a parte, le visite riferite alle esperienze di co-working sono state essenzialmente due: la visita al TECH HUB di Riga (provate a vedere questo video e la visita al Birojnica, il primo co-working aperto a Riga.
LO SPAZIO CO-WORKING “BIROJNICA”
Il co-working Birojnica è nato su una esistente libreria che aveva la necessità di cambiare sede e che nel processo per la ricerca di nuovi spazi ha incontrato un gruppo di ragazzi lettoni che volevano aprire il primo spazio di co-working a Riga. L’unione di queste due esigenze ha generato la decisione di affitare un locale che fosse al tempo stesso spazio di coworking e libreria. Il locale inoltre è stato dotato di una zona bar. Anche ora, a distanza quasi di due anni dall’apertura, il Birojnica mantiene questa caratteristica: essere al tempo stesso libreria, spazio co-working e caffetteria.
Negli orari serali, ovvero dopo le 18.00 quando le attività di co-working e libreria finiscono, il locale si trasforma in luogo di educazione non-formale. Lo spazio viene infatti utilizzato per svolgere corsi di tipo culturale e filosofico. I corsi di maggior successo, ripetuti poi in diverse edizioni, sono stati quelli sulla Felicità e sulla Fisica.
Lo spazio viene inoltre utilizzato come luogo per promuovere eventi di tipo sociale sia dai gestori del luogo che da organizzazioni esterne che lo affittano per svolgere attività quali: conferenze stampa, presentazioni di libri ecc.
Al momento pertanto lo spazio si regge su 5 tipi di business diversi:
  1. La libreria
  2. L’affitto delle postazioni di co-working
  3. La realizzazioni di corsi di formazione
  4. La caffetteria
  5. L’affitto degli spazi per piccoli eventi culturali

     Al momento il Birojnica ancora non chiude in attivo, anche se il passivo è piuttosto ridotto e sperano di uscire da questa situazione di empasse quanto prima, anche perché lo spazio è nato con intenti profit. Per l’apertura non ha goduto infatti di alcuna sovvenzione, né di fondi pubblici o donazioni private.Attualmente i ricavi maggiori derivano dall’affitto degli spazi per gli eventi culturali, in primis per le conferenze stampa. Queste entrate sono state una sorpresa in quanto questo tipo di business non era stato inizialmente contemplato nella strutturazione del locale ed è giunto pertanto inaspettato. In pratica hanno scoperto come ci fosse l’esigenza in città di poter utilizzare uno spazio connotato come “spazio lavorativo” e non come “spazio ludico” per realizzare piccoli eventi culturali e sociali. Lo spazio in quanto “luogo di lavoro” viene giudicato e vissuto dai frequentatori come trasversale ai diversi gruppi di età, alle diverse professioni ed ai diversi background. E lo stesso succede per le attività formative che raccolgono un pubblico davvero molto eterogeneo. Molti degli eventi organizzati in questo luogo raccolgono circa 300 persone per sera: cosa che non avviene mai a Riga in altri contesti che organizzano eventi artistici.
I due gestori del locale che ci hanno accolto (colui che si occupa principalmente degli aspetti di coworking e la gestrice della libreria e della formazione) hanno entrambi sottolineato come questo spazio ancora non rappresenti comunque un modello economico sostenibile e come debbano ancora lavorare per raggiungere questa meta.
Prima di partire con l’iniziativa hanno anche preso in considerazione diverse opportunità di affiliazione o franchising presenti in Europa. Fra queste possibilità c’era anche il modello di “the Hub” in quanto il fondatore del Birojnica ha lavorato presso “the Hub” di Londra per 6 mesi. Nessuno dei modelli di franchising analizzato in fase di start up era stato pero’ ritenuto interessante. Anche ora, a distanza di tempo, sono contenti della scelta compiuta in quanto secondo loro uno spazio di co-working deve adattarsi alle esigenze della città e delle persone che in essa vivono, molto più che replicare in contesti diversi una formula standard. A questo proposito sottolineano come per uno spazio come il loro sia vitale il vicinato. I negozi dell’area si sostengono gli uni con gli altri organizzando attività trasversali e acquistando beni e servizi gli uni dagli altri.
Per utilizzare gli spazi di co-working propongono dei ticket giornalieri, settimanali e mensili. Ogni ticket oltre alla scrivania e al wi-fi include anche: caffè al bar interno, la possibilità di utilizzare database altrimenti a pagamento, la sala riunioni (su prenotazione) e la sala per le chiamate skype o le telefonate.
Lo spazio del Birojnica non è “community-based”, ovvero le persone che lo frequentano sono di tipo diverso, non svolgono tutte la stessa professione, né appartengono ad ambiti o circoli di riferimento simili. La media di utilizzo degli spazi è di 20 co-workers al giorno.
Dopo la presentazione fatta dai due gestori abbiamo chiesto loro di evidenziare gli errori commessi all’avvio della attività e di darci dei consigli per l’apertura del nostro spazio.
Ridendo, ci hanno svelato di aver commesso un errore piuttosto grave e grossolano. Il locale infatti inizialmente era utilizzabile gratuitamente da coloro che entravano per guardare un libro o per bere un caffè. E questi utilizzatori sedevano fianco a fianco con coloro che invece pagavano per rimanere nello spazio ed utilizzarlo. Hanno detto come questa dicotomia sia tuttora la piu’ difficile da risolvere e quella che periodicamente genera problemi anche ora a distanza di tempo. Ad un certo punto infatti si sono trovati a dover modificare la propria offerta e a ridurre il tempo trascorso nel locale seduti sui divano o alle scrivanie dei non-coworkers. Questo cambio di modalità di business ha generato e tutt’ora genera difficoltà con gli avventori. E’ però per loro molto importante differenziarsi da Starbuck e legittimare il lavoro svolto solitamente al bar o nelle biblioteche. A questo proposito va sottolineato pero’ come i lettoni, a differenza dei riminesi, davvero lavorino nei bar, dove si accoccolano sui divanetti, si tolgono le scarpe e si piazzano davanti al portatile con una tazza di caffè, anche per diverse ore.
I gestori del Birojnica hanno inoltre ribadito di: non partire con l’idea di gestire degli spazi troppo grandi, pensare a circa 50 postazioni come numero ottimale, evitare fin dall’inizio i “free riders” ovvero coloro che senza pagare cercano comunque di utilizzare il posto, non pensare troppo allo strutturare servizi ausiliari quanto più sul concentrarsi nell’offrire una mega connessione wi-fi e uno spazio accogliente dove lavorare.


LO SPAZIO CO-WORKING TECH HUB
Lo spazio di co-working Tech-Hub è uno spazio dedicato esclusivamente alle start up nel settore IT e delle nuove tecnologie. Questo spazio nasce come franchising del TechHub di Londra. Quando siamo entrati il referente dello spazio ha esordito dicendo: “In questo spazio lavorano team di professionisti che con le loro squadre vogliono far nascere il prossimo Google, inventare il nuovo Skype o fondare la prossima Apple. Siamo ambizioni e lavoriamo molto per raggiungere obiettivi concreti, tramite la collaborazione di diversi team di professionisti”. Lo spazio, ci spiegano, non ha problemi rispetto al chiudere a fino anno in attivo o in passivo in quanto i loro conti vengono coperti da due sponsor. Racccolgono comunque un canone di affitto in parte derivante dai membri fondatori (8 start up), da membri “residenti”che pagano una fee annuale e in parte dai lavoratori mobili. La struttura si divide pertanto fra chi occupa lo spazio costantemente e chi solo in maniera saltuaria. Gli spazi qui non vengono affittati ad ore o a giorni: il canone minimo corrisponde infatti ad un mese di affitto (circa 80€ per un tavolo di lavoro utilizzabile da più persone). Sebbene siano aperti da meno di un anno sono già giunti al pareggio ed essendo al punto di break-even stanno cercando di trovare forme di fruizione degli spazi piu’ leggere che permettano maggior circolazione di persone non stanziali senza incidere troppo sui costi. La gestione dello spazio è fatta tramite una organizzazione non profit.
Per i membri residenti che qui hanno il loro ufficio, gli spazi sono disponibili 24 ore su 24, sette giorni a settimana. 
 
La struttura nella quale lo spazio di coworking e’ ubicata è davvero molto bella, molto moderna, con travi a vista su soffitti alti. Questa ampiezza di spazio e lo scarso numero di persone rispetto alla grandezza del locale contribuisce a creare una sensazione di calma e rilassatezza: sembra proprio un ambiente ideale per creare. Anche la cucina, che viene descritta come il luogo conviviale per eccellenza, si presenta come spazio molto ampio, con ampi tavoli, frigoriferi e armadietti da poter utilizzare per tenere snack e provviste. Spesso nella pausa pranzo ci dicono di mangiare assieme e quindi di approfittare di questo momento per raccontarsi gli sviluppi dei progetti lavorativi sui quali si stanno impegando. Due volte al mese inoltre le persone più stanziali presenti nella struttura fanno colazione assieme e per due ore si raccontano quanto fatto durante le due settimane precedenti. Questo e’ l’unico momento strutturato nel quale l’obiettivo è comunicare quanto si è fatto per ottenere aggiornamenti reciproci. Tutti gli altri momenti comunicativi o conviviali sono lasciati liberi.
In questa struttura, specie nei periodi serali vengono realizzati anche eventi, soprattutto correlati al mondo dell’IT, dell’informatica, delle nuove tecnologie e del lavoro. Questi eventi sono ovviamente aperti alla cittadinanza.