lunedì 9 aprile 2012

energia per l'astronave Terra

Nicola Armaroli, Vincenzo Balzani

Energia per l’astronave Terra

Nuova edizione aggiornata e ampliata
con gli scenari energetici per l’Italia di domani

Un libro di grande successo sul tema dell’energia, vincitore del premio Galileo per la divulgazione scientifica,
ritorna in una versione interamente aggiornata e con due nuovi capitoli dedicati alla situazione italiana.
Dopo il disastro di Fukushima e il referendum del giugno 2011 questa nuova edizione spiega perché sia stata una decisione saggia evitare la trappola del «ritorno al nucleare».
Sfatando miti diffusi e fornendo informazioni puntuali, mostra anche come sia infondato lo scetticismo di molti ascoltati opinionisti sul presente e sul futuro delle energie rinnovabili.
Questa è la fonte giusta per chi vuole documentarsi con dati solidi e capire i veri termini del problema energetico che l’Italia deve rapidamente affrontare e risolvere.
Ecco un libro che mi sento di suggerire caldamente, del tutto accessibile anche a chi, come me, ha un approccio alla materia volenteroso ma privo di qualsivoglia base scientifica, per almeno due buoni motivi.
Il primo motivo è che i due autori non sono dei divulgatori qualsiasi, ma due accademici e scienziati di provato merito. Le informazioni non sono buttate lì, ma contestualizzate storicamente, con un linguaggio abbastanza chiaro perché chiunque possa capire di cosa si sta parlando.
Il secondo motivo è che dice una parola definitiva sul nucleare. Fermo restando tutti i limiti e le incognite dello sfruttamento dell'energia nucleare (economicità del ciclo industriale, sicurezza degli impianti in condizioni ordinarie e in presenza di scenari catastrofici, smaltimento delle scorie, legame indissolubile e ambiguo con l'industria millitare), Armaroli e Balzani sottolineano anche un'altra, formidabile ragione per cui non ha senso ricorrervi, ed è una ragione essenzialmente economica. Se le casse dello stato non garantiscono la copertura degli enormi costi dell'intero ciclo industriale, nessuna impresa privata è disposta a investire un euro in progetti dai rischi così alti e dalla tempistica così lunga (10 anni in paesi tradizionalmente efficienti, figuriamoci da noi). Insomma, l'industria civile nucleare è stata affossata dalle leggi di mercato e non da un demagogico ambientalismo, con buona pace di Umberto Veronesi e compagnia cantante.
Per finire sul nucleare vi lascio questa chicca: al prossimo che vi dice "Ah, sì, però, signora mia, in questo modo siamo costretti a pagare a caro prezzo l'elettricità prodotta con il nucleare in Francia" potete tranquillamente rispondere "Falso. E' la Francia che è costretta a vendere elettricità a basso costo durante la notte, perché si deve liberare del surplus prodotto dai propri impianti".
La terza parte del libro è ovviamente dedicata alle rinnovabili, in cui i deprimenti dati italiani emergono in tutta la loro negatività. Gli stessi autori confessano che per chi si occupa di questioni energetiche in Italia, la scarsissima diffusione del solare termico è motivo di insopportabile imbarazzo. Speriamo che sia sufficiente l'ingiunzione della Comunità Europea - che prevede per il 2020 di portare al 20% la produzione di energia rinnovabile negli usi finali - a scuoterci da uno stallo preoccupante. In uno scenario futuro, neanche tanto fantascientifico, l'Italia potrebbe partecipare attivamente al progetto Desertec, che mira a condividere le energie rinnovabili - solari, eoliche, geotermiche, idrelettriche - di Europa, Nordafrica e Medio Oriente. La nostra posizione chiave nel cuore del progetto ci renderebbe un partner ideale per l'infrastruttura di trasporto.
Il dato finale, sorprendente, (non resisto, ve lo svelo) che sfata alcuni luoghi comuni del dibattito sulle rinnovabili, è che l'energia solare già oggi sfruttabile è pari a oltre 20 volte i consumi globali di energia primaria. Questo significa che potremmo già far funzionare il mondo a rinnovabili, ma è necessario un approccio diametralmente opposto rispetto all'attuale.

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