mercoledì 29 ottobre 2014

Verbale del CdA dell'11.09.2014

Sono presenti: Stefano Valloni, Luca Nanni, Enrico Bonemei, Massimo Monaldi, Roberto Patumi, Diego
Ricci, Francesca D'Arco, Luca Alberti, Beppe Carpi, Alessandra Carlini, Manuela Capannini.
Il Consiglio inizia alle ore 21.15
Diego Ricci e Luca Alberti lasciano il Consiglio alle 23.30
Ordine del giorno:
1) programmazione attività invernali
2) definizione quote sociali 2015
3) varie ed eventuali
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1) programmazione attività invernali
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Luca Alberti informa che Officina Naturae ha dato disponibilità per un incontro divulgativo di 2 ore, mentre
il GAS di Misano organizza eventi di sabato pomeriggio.
Alessandra parla del Mulino di Amleto come spazio di utilizzare, Stefano informa che è cambiata la
gestione, suggerendo di intraprendere nuove sinergie.
Francesca propone 4 eventi insinergia con ISUR (Istituto scienze dell'uomo) che offre corsi di alta
formazione master universitari (filosofie orientali, intercultura).
Anche ISUR cerca visibilità e sta cercando di organizzare eventi:
- compartecipazione a Interazioni (loro ci sono)
- questo inverno faranno alcune proiezioni alla Cineteca (ciclo di film già organizzato con successo lo scorso
anno)
- vorrebbero proporre un corso di cucina etnica e noi potremmo collaborare con materie prime
- un professore della Bocconi che ha scritto un libro sull'economia sostenibile che verrebbe a Rimini per
incontro
Il Consiglio ringrazia Francesca per il contributo e si riserva di pensare alle opportunità proposte.
Enrico parla della visita alla ditta RZ (il nostro fornitore 2014 di pellet, sito in Carinzia) che potrebbe trovare
alloggi a prezzo competitivoe aiutarci a organizzare il viaggio. Sarebbe opportuno raccogliere 50 adesioni
per riempire un pullman, e abbinare al viaggio la visita a una città. RZ ha lanciato la proposta ai loro clienti,
per varie date nel periodo settembre-novembre.Enrico si informa e ci farà sapere maggiori dettagli in merito.
Luca Nanni introduce il tema delle consegne a domicilio, che sono a suo avviso un grande sbocco di
mercato. A suo avviso si tratta di una opportunità che dobbiamo decidere se cogliere o meno. Luca Alberti
ritiene che la decisione di avviare un sistema di consegne a domicilio deve essere affrontata dalla
cooperativa.
Alessandra parla della possibilità di invitare personaggi di spicco in bottega e organizzare degli incontri sulla
poesia.
Beppe Carpi propone incontri sul tema della efficienza energetica.
Alessandra propone di mettere insieme alcune di queste idee e di organizzare un evento comune, anche se le
aspettative sulla partecipazione sono scarse.
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2) definizione quote sociali 2015
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l'argomento verrà trattato nel prossimo Consiglio.------------------------------------------------------------------------------
3) varie ed eventuali
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Proposta Benaglia:
Stefano riferisce in merito alla proposta di Benaglia, che riferisce che non ha prob

lunedì 5 maggio 2014

l'ultima chiamata di Aurelio Peccei


Mi piacciono i personaggi lungimiranti, visionari, generosi, e Aurelio Peccei e' uno di questi. Vivere il proprio tempo fino in fondo, e saper vedere oltre per lasciare qualcosa di buono alle generazioni future mi sembra quanto di meglio si possa desiderare.
Peccei e' nato nel 1908 da una famiglia della borghesia torinese illuminata. Dopo la laurea e la borsa di studio alla Sorbona, entra in Fiat dove comincia una brillante carriera. Ma scoppia la seconda guerra mondiale, e arriva il momento di fare delle scelte. Peccei si impegnò nella Resistenza come membro di Giustizia e LibertàNel 1944 venne arrestato, incarcerato e torturato, ma un passo prima dell'esecuzione ci fu la liberazione dal nazifascismo. Nel dopoguerra si occupò attivamente della ricostruzione, e fu tra i fondatori della prima compagnia aerea italiana, l'Alitalia. Alla fine degli anni '50 fondò Italconsult, una joint-venture tra i più famosi marchi automobilistici nazionali, come la Innocenti, la Montecatini e la stessa Fiat, con lo scopo di fornire consulenza ingegneristica ed economica ai paesi in via di sviluppo. La condusse come un'organizzazione no-profit, convinto della necessità di promuovere lo sviluppo dei paesi del terzo mondo.

Aperto, curioso, anticipatore, Peccei ha colto nel suo momento, potremmo dire, aurorale, il crearsi di quel "dilemma dell'umanità" che la maggior parte di noi stenta a vedere perfino nel nostro XXI secolo. Aumento della popolazione, saccheggio delle risorse non rinnovabili, estinzione delle biodiversità, cambiamento climatico erano problemi che vedeva già chiaramente negli anni '60, e comincia a parlarne pubblicamente. Coinvolge imprenditori, banchieri, ricercatori. E' da questa incredibile spinta ad affrontare un problema planetario che nasce il Club di Roma, e la pubblicazione I limiti dello sviluppo di cui parlerò nel prossimo post. E siamo solo nel 1972! La pubblicazione ebbe un enorme successo, anche perche' la crisi petrolifera aveva acuito nell'opinione pubblica la percezione del problema delle risorse.

I limiti dello sviluppo e' il rapporto del Massachussetts Institute of Technology di Boston, sulla ricerca commissionata dal Club di Roma, per individuare le sorti della società nel suo insieme. Con l'impiego di elaboratori elettronici, simularono un modello matematico globale per studiare le interazioni di un certo numero di fattori, l'aumento della popolazione, la disponibilità di cibo, le riserve e i consumi di materie prime, lo sviluppo industriale, l'inquinamento. La conclusione fu che questi fattori avrebbero portato in breve al deterioramento dell'ambiente e a un esaurimento altrettanto rapido delle riserve naturali.
Improvvisamente il mondo era diventato piccolo, un tutto unico reso estremamente fragile dalle interconnessioni a livello globale. Da quel momento in poi nessuno poteva più dire di non sapere, nessuno poteva dirsi esentato dalla responsabilità verso le generazioni future. Di certo Peccei se la prese sulle spalle, quella responsabilità, e si dedicò ad "educare al futuro", a elaborare, cioe', quella che oggi noi chiamiamo "coscienza ecologica", "ambientalismo", parlando a capi di stato, ministri, parlamentari, manager d'azienda.

Peccei immaginava un mondo in cui "sviluppo" significa dignità, sconfitta della povertà, libertà, e non tanto e non solo crescita economica. Non un ritorno all'età della pietra ma un progresso illuminato, contenuto entro certi limiti, diffuso su tutto il pianeta.
Quest'uomo straordinario e' morto nel 1984, e mi chiedo cosa ne e' stato della sua eredità. Nel tempo hanno preso forza voci di discredito alla tesi del Club di Roma che hanno appannato ingiustamente la figura di questo imprenditore "solidale", probabilmente più conosciuto all'estero che in Italia, ma non possiamo fingere di non aver mai sentito il suo messaggio. Dopo più di quarant'anni, rischiamo di essere ormai all'ultima chiamata.

lunedì 10 marzo 2014

Bartoletti e le pesche in pericolo


Nella sua ormai decennale storia il RiGAS ha visto avvicendarsi produttori diversi, ma ha anche mantenuto legami saldi con chi ha sposato la nostra filosofia. Una di queste colonne storiche  senz'altro Stefano Bartoletti che, dalla sua azienda agricola a Macerone di Cesena, ha consegnato ai soci RiGAS quintali di frutta e verdura.

Stefano, raccontaci della tua azienda
E' un'azienda a conduzione familiare di dimensioni medio-piccole, 5 ettari che, prima di iniziare a collaborare con il RiGAS, erano completamente dedicati alla coltivazione delle pesche. Quando un virus micidiale, la sharka, ci ha costretti ad abbattere buona parte del pescheto, abbiamo deciso di trasformarci e di adattarci alle esigenze dei soci del RiGAS e di altri GAS della zona.

Fornite solo GAS?
La maggior parte della nostra produzione va a i GAS, ma abbiamo anche un punto vendita in azienda e infine serviamo la grande distribuzione biologica.

In particolare, cosa producete?
Le pesche rimangono il nostro prodotto principale. Ne abbiamo una ventina di varietà, che maturano in momenti diversi, cosi' da permetterci di soddisfare richieste per un lungo periodo, almeno fino a che il virus della sharka ce lo permetterà, dato che e' una malattia destinata a uccidere del tutto almeno le varietà meno resistenti di pesche. Abbiamo anche susini, albicocchi e ciliegi, piante non immuni alla sharka ma comunque più resistenti. Abbiamo anche individuato e piantato alcune varietà antiche, come la susina vaccazebio e l'albicocca portici.

Utilizzate le serre per la verdura?
Si, ma non per anticipare la maturazione. Le usiamo per ombreggiare in estate o proteggere dalla pioggia. D'altronde pensiamo che non abbia senso riscaldare una serra per produrre verdura fuori stagione. La verdura che produciamo sono quelle di stagione, ed  per questo motivo che siamo presenti più che altro nella bella stagione. In inverno abbiamo soprattutto cavoli, finocchi e poco altro.

A proposito di energia, utilizzate fonti alternative?
Come no. E' dal 2008 che il nostro impianto fotovoltaico ci permette di riscaldare le serre, il punto vendita e l'abitazione, e di mettere in moto l'impianto di irrigazione.

martedì 11 febbraio 2014

dite cheese


Parliamo ancora di latte crudo. Questa volta, di quello di pecora che diventa il meraviglioso formaggio dei Fadda: primo sale, pecorino stagionato, ricotta, tutto viene ottenuto esclusivamente con il latte del foltissimo gregge di pecore di razza sarda, quasi mille, piccole e particolarmente adatte a produrre latte.

La razza sarda è una delle più antiche d'Europa. Autoctona della Sardegna, si è diffusa nell'Italia centrale soprattutto dopo gli anni '60. Si riconoscono, oltre che per le piccole dimensioni anche per la vaga rassomiglianza con i mufloni.

I Fadda sono pastori da tre generazioni. Cinquant’anni fa, si spostarono dalla loro isola alle campagne attorno a Urbino, e in tutto questo tempo hanno sempre allevato pecore e prodotto formaggio. L’azienda dà lavoro a quattro persone, e i prodotti vengono distribuiti ai consumatori attraverso alcuni G.A.S., come il nostro, ma anche nei mercatini di produttori. Anche alcuni ristoranti della zona si servono dei loro prodotti caseari.

Le pecore nella bella stagione, che è anche quella in cui danno il latte, da aprile a giugno, pascolano. Quando sono al chiuso vengono nutrite con orzo, fave e farro.












lunedì 27 gennaio 2014

sano come il latte


Pochi alimenti sono stati assurdamente bistrattati come il latte. Mentre non si sono mai veramente prodotte prove convincenti dei danni che provocherebbe, pochi cibi contengono le proprietà del latte, in particolare di quello crudo, che è da considerarsi a tutti gli effetti un alimento vivo, in quanto contiene preziosi fermenti lattici, i lattobacilli, che rafforzano le difese immunitarie e riordinano la flora batterica intestinale. Latte e latticini sono una preziosa fonte di calcio, di vitamina A e D, nonché di proteine, a patto, chiaramente, che se ne limiti il consumo a 2 o 3 bicchieri al giorno. Guardate questa interessante ricerca della Harvard University. Per la prevenzione all'osteoporosi, invece, non ha benefici rilevanti. A questo proposito, ricordo infatti che il modo migliore di rafforzare le ossa è l'attività fisica.

L'intolleranza al latte è dovuta all'assenza di un enzima, la lattasi, la cui persistenza o meno è una questione di evoluzione genetica raccontata piacevolmente da Dario Bressanini qui.

Per quanto riguarda il versante igienico-sanitario la produzione del latte crudo è costantemente controllata e sottoposta a una rigida normativa, dalle condizioni delle stalle alla composizione del latte stesso. Ad esempio la stalla per la mungitura non può essere la stessa in cui vive la vacca (a differenza delle aziende che producono il latte destinato alla pastorizzazione), inoltre il latte deve percorrere soltanto un breve tratto attraverso un tubicino, dalle mammelle delle vacche ai contenitori sterilizzati, e venire istantaneamente refrigerato.

E' facile quindi dedurre che gli allevamenti dai quali proviene il latte crudo sono allevamenti modello. Ne è un esempio lampante l'Azienda La Radice di Verghereto, partner di Moia Carni. Qui da quasi un secolo la famiglia di Ruben Stoppa vive e lavora la terra sulle pendici del monte Fumaiolo. Negli anni '80 l'azienda diventa allevamento di mucche da carne, ma è solo dal 2009 che si punta decisi verso la produzione di latte biologico. Della mandria di mucche allevate allo stato brado, solo venti elette, tutte di razza rossa pezzata, vengono munte. Il latte che non viene smerciato diventa formaggio e messo in vendita.

Dalle mucche nutrite dei vari tipi di erbe trovate nei campi e nei prati, si ottiene un latte particolarmente ricco e "nobile", dalle caratteristiche che si differenziano a seconda delle stagioni. Paradossalmente ciò diventa un problema per i consumatori addomesticati dal latte industriale, dal sapore sempre uguale, che sentendo sul palato differenze di sapore diventano diffidenti. Per esempio, la ginestra conferisce un retrogusto vagamente amarognolo che a qualcuno fa storcere il naso.

Viene il dubbio che la voce secondo la quale il latte crudo può far male sia stata sapientemente messa in giro dalle industrie casearie, che ci perderebbero moltissimo dalla sua diffusione. Non vogliamo pensare male, ma soltanto esercitare il pensiero critico e sostenere il lavoro e l'esperienza degli allevatori estensivi. Qui l'opinione di Slow Food.

domenica 19 gennaio 2014

ogm e scienza: le opinioni di un botanico antroposofo

(articolo di Michele Codogno apparso sul Quarto Notiziario 2013 dell'Associazione per l'Agricoltura Biodinamica)

Gewissen ohne Wissen, ist besser, als 
Wissen ohne Gewissen. 
Coscienza senza Sapere è meglio di 
Sapere senza Coscienza. 
Alfred Usteri [Geisteswissenschaftliche 
Pflanzebetrachtungen (1936)] 

Il botanico osserva che …
La problematica connessa con la produzione degli OGM si presenta attualmente in tutta la sua complessità, anche se coloro che sono favorevoli ad essi impostano solitamente la questione in una semplicistica opposizione tra “libertà di ricerca” ed “oscurantismo”. In parte è vero che le novità vengono spesso accolte con sospetto, specie quando riguardano argomenti difficilmente comprensibili, però è anche vero che in una società, in cui la ricerca scientifica è posta
principalmente nelle mani dell’industria, la libertà di ricerca è fortemente ridotta da vincoli di natura
economica. In un paese moderno e democraticamente amministrato, il cittadino deve esser messo nella condizione di effettuare scelte co-scienti, cioè non basate su prese di posizione superficiali, e ciò valeanche per la produzione degli OGM.
Uno dei fatti da portare a coscienza è per esempio la falsità della seguente asserzione spesso enunciata: “l’ingegneria genetica costituisce il naturale prosieguo dell’attività di selezione esercitata finora nella pratica agraria”. Tra queste due pratiche esiste un’essenzialedifferenza metodologica. La selezione degli
organismi in base a caratteri manifesti ignora icomplessi collegamenti tra l’informazione genetica
ed il suo significato per l’organismo, che stannoalla base della realizzazione, da parte di questo, di strutture con funzioni ben precise. In talepratica si è quindi coscienti di ignorare i meccanismi complessi di significazionedell’informazione genetica e ci si muove guidati concretamente dalla percezione fenotipica.

L’ingegneria genetica, invece, modifica l’informazione genetica al fine di realizzare una determinata struttura di chiaro significato funzionale, continuando però ad ignorare il quadro globale dei processi di significazione negli organismi e, ancora peggio, supponendo un suo modello astratto. In entrambi i casi si procedenell’ignoranza dei meccanismi di significazione dell’informazione genetica, però, mentre nel primo caso si è coscienti dei propri limiti, e si uniscono
informazione del genotipo e significato del fenotipo in un concreto modello stocastico mendeliano, nel secondo, con un atto di presunzione prometeico, si collegano in un astratto modello deterministico la sintassi genomica con il senso delle strutture e delle funzioni degli organismi.
Va considerato, inoltre, che per creare una nuova sintassi genomica si usano capacità di cellule
batteriche (enzimi di restrizione, coniugazione batterica, ecc.), che non si ritrovano nelle piante e
che spesso sono in esse causa di patologie. Batteri e non-batteri collegano informazione e significato attraverso meccanismi totalmente diversi. Nei secondi giocano un ruolo importante gli enzimi splicing capaci di legare più significati alla medesima informazione genetica, “violando” quello che era considerato il dogma centrale della biologia, che affermava l’esistenza di una linearità causa-effetto tra DNA e proteine, linearità sulla cui supposizione si basa la costruzione degli organismi transgenici.
Con Galileo è nata la scienza moderna che, attraverso un collegamento tra sensate esperienze e necessarie dimostrazioni, ha avuto sempre un carattere preminentemente sperimentale. Questo carattere non deve assolutamente venir perso dalla Biologia, mediante la sostituzione di una base concreta di
esperienze con una base astratta di dogmi. Credo che Galileo si riferisse a questo pericolo allorquando nel suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano (1630) mise in bocca a Salviati la seguente frase: “... perché i discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile, e non sopra un mondo di carta”. Ben venga una sana sperimentazione OGM, ma per l’applicazione attendiamo le  necessarie dimostrazioni da studi sperimentali.

L’associazione tra “applicazione degli OGM” e  “libertà di ricerca” nasce dal fatto che il progresso 
materiale dell’umanità, secondo il modello  occidentale, è interpretato come il vero fine della natura: in questo modo il progresso ne risulta mitizzato. Meyer-Abich nella sua Praktische Naturphilosophie (1997) riconosce questo mito del progresso nel rifiuto della vita presente in favore di un’ottimistica convinzione di poter raggiungere un superiore stato di certezze, verità e felicità: come conseguenza la 
fede nel progresso diviene motivazione essenziale per chi si occupa di scienza. La scienza diviene religione! Gli obiettivi di un tale agire sono nobili (aumentare la produzione agricola, risolvere il problema della fame), ma spesso non coincidono con i risultati ottenuti per il funzionamento non-lineare dei sistemi complessi. 
Pensiamo all’utilizzo che l’uomo ha fatto del fuoco donatogli da Prometeo! Ricordiamo il 6 agosto 
1945 a Hiroshima! Nel caso degli OGM, forse, potrebbe essere utile ridimensionare questo 
nostro eroico e disperato spirito di sfida e, attraverso il riconoscimento dei nostri limiti, 
intraprendere un cammino verso il principio etico più generale della Ehrfurcht vor dem Leben 
(Reverenza per la Vita) enunciato da A. Schweitzer nel suo Kultur und Ethik (1925).

L’antroposofo ricorda che … 
Nella Filosofia della Libertà (1894) di Rudolf Steiner l’uomo non è un più un semplice osservatore, cioè un soggetto che solo sente e cerca di intuire i comportamenti di fenomeni esterni come in Galileo; né un semplice complemento oggetto che appartiene ad un mondo razionale costruito dall’intelletto umano come in Newton. Il processo cognitivo scientifico viene sostituito da un processo creativo scientifico che pone l’uomo nell’Universo non come osservatore esterno, né tantomeno come rotellina 
di un meccanismo a lui estraneo, ma come attore nel tutto. Per questo l’antroposofia di Steiner 
necessita di applicazioni concrete (agricoltura, medicina, sociologia, pedagogia, architettura, 
ecc.). Essa non si ferma alla costruzione di un immagine interna del mondo, ma prosegue con l’azione di una volontà operante. In questo processo creativo entrano in gioco tutte e tre le facoltà dell’anima umana: pensare, sentire e volere. Noi viviamo, però, in un tutto che non dipende dalla nostra volontà, per cui dobbiamo aprire quest’ultima e “dialogare” con la Volontà superiore che detta le leggi di natura, Volontà che va sempre rispettata nelle nostre azioni e che è nostro dovere intuire con formazione di idee morali. Il nostro pensare, d’altra parte, viene anch’esso bloccato dalla nostra volontà (che si estrinseca nella nostra religione): dobbiamo aprirlo lasciando cadere i pregiudizi, frutto della religione del momento, e cogliere i significati dei fenomeni attraverso pensieri che prendono vita in 
immagini. E queste immagini si possono formare in noi solo aprendo i nostri cuori all’ispirazione.

Dobbiamo osservare, osservare e osservare come dice C. Otto Scharmer, ricercatore del MIT, in un libro di ca. 500 pagine dal titolo “Theory U. Leading from the Future as It Emerge” (2009), “metamorfosando” il pensare in immaginazione, il sentire in ispirazione ed il volere in intuizione. Questo è ciò che Steiner chiama fantasia morale. Per ultimo ha luogo la realizzazione nel mondo percepibile, ma non cessa l’osservazione del fenomeno: si deve continuamente controllare che non vengano spezzate connessioni basate su leggi naturali: questo è ciò che Steiner chiama tecnica morale. 
Solo questo atteggiamento morale può costruire il cammino verso il principio etico succitato di Reverenza per la Vita enunciato da A. Schweitzer, che è in armonia con la Volontà che detta le leggi 
della natura. Probabilmente, l’agricoltura degli OGM risponde solo alla volontà delle multinazionali che dettano le leggi di mercato di un mondo globalizzato, sul quale esercitano un potere crescente, assorbendo la libertà individuale degli uomini.