mercoledì 11 dicembre 2013

anche a Rimini se ne parla: Co-working, l’incrocio dei talenti


Venerdì 13 dicembre si terrà il primo incontro per parlare di co-working a Rimini presso la Sala del Podestà (piazza Cavour, piano primo del Palazzo del Podestà). Ne discuteranno dalle 17 alle 19 i tre relatori chiamati dall’Associazione RiminiCoworking assieme a rappresentanti delle Istituzioni Locali.
Anche per la nostra città sembrano maturi i tempi per il co-working, una modalità di lavoro condiviso originata tra gli ‘hackers’ di Berlino e i programmatori della California e diffusasi a macchia d’olio in tutto il mondo negli ultimi 5 anni in molti settori della comunicazione, del design, dell’editoria e delle nuove tecnologie.
Il co-working ha avuto successo nel coagulare le energie dei professionisti, generalmente del web, che contaminando le loro competenze nei diversi settori generano un ambiente creativo e dinamico che favorisce nuove idee e nuove imprese tramite la condivisione dei saperi.
Michele Vianello, esperto di smart cities e di co-working per lavoratori nomadici, assieme a Francesco Barbini, docente di Organizzazione Aziendale dell’Università di Bologna, e Francesca Lambertini del neocostituito spazio Work-in-Progress di Bologna, esploreranno il tema rispondendo alle domande di Primo Silvestri, responsabile del Blog TRE (Tutto Rimini Economia),  e a quelle del pubblico interessato.

L’associazione Rimini Coworking, nata come costola del Gruppo di Acquisto di Rimini, ha invitato anche l’assessore Nadia Rossi, Politiche del Lavoro del Comune di Rimini, a portare il saluto della città, mentre Samuele Zerbini, presidente della Commissione Bilancio, esporrà le proposte della Giunta per quanto riguarda l’innovazione a Rimini.

Per approfondimenti:  Evento Facebook ‘Incontro Coworking a Rimini’
Oppure

Lorenzo Pietravalle       tel.320.60.44.591          lorenzo.pietravalle@gmail.com

lunedì 7 ottobre 2013

le regole della casa


1   Svolta epocale nella gestione della mailing list generale del RiGAS. La lista diventa moderata, soggetta a queste regole elementari:

      1) Sono assolutamente vietate le mail con contenuto commerciale, come quelle che propongono corsi, offrono in vendita oggetti, fanno riferimento più o meno surrettiziamente alla promozione di servizi o prodotti;
      2) allo stesso modo, sono da evitare i messaggi contenenti riferimenti più o meno espliciti a personaggi, organizzazioni, manifestazioni politiche;
      3) non scrivere messaggi tutti in stampatello, che nell’uso convenzionale della rete equivale a urlare;
      4) riportate sempre nell’oggetto della mail una corretta sintesi del contenuto;
      5) nel caso si desideri replicare a una mail precedente, evidenziare i passaggi rilevanti del messaggio originario, allo scopo di facilitarne la comprensione da parte di coloro che non lo hanno letto. Vanno però evitate le guerre d’opinione a colpi di messaggi e contromessaggi;
      6) vietato offendere persone o categorie di persone (professione, sesso, età)

     L’utente contravventore la prima volta sarà redarguito, ma la seconda sarà bandito dalla mailing list

In caso di dubbio o richiesta di derogare alle regole per motivi superiori (tipo aste benefiche) rivolgetevi al Consiglio, all'indirizzo e-mail rigas@economia-solidale.org

domenica 7 luglio 2013

l'ultima volta a Afyonkarahisar


Il meeting svoltosi ad Afyonkarahisar dal 17 al 20 giugno 2013 è stata l’ultima occasione di incontro dal vivo per i partecipanti al progetto Coworking Leonardo Partnership.

Il primo giorno di lavoro, martedì 18, è iniziato con la presentazione dell’avvenuto webinar da parte del rappresentante lettone, Uldis Dumnis; a questo hanno partecipato in 3 su 10 (Italia, Uk, Lituania, oltre all’organizzatore lettone) ma è stato un successo poiché non ci sono stati problemi tecnici di sorta ed era una versione gratuita, di prova, per un mese, perfettamente funzionante. Gli inconvenienti sono che la versione gratuita è disponibile solo una volta per account. Uldis ha concluso che si è rivelato un buono strumento per la divulgazione e che si può utilizzare anche per altri progetti e temi.
Il rappresentante bulgaro Massimo Loreto ha parlato in rappresentanza dell’Università di Veliko Tarnovo spiegando le difficoltà affrontate per ottenere risposte per il sondaggio e di conseguenza la stesura della ricerca; ha comunque introdotto alcuni concetti fondamentali del coworking assieme a qualche citazione della letteratura online in merito; il prodotto finito verrà spedito a breve.
Il partner lituano Arlandas Makunas ha presentato la relazione sui 2 barcamp effettuati, uno in inverno e uno in primavera; il secondo è andato decisamente meglio quanto a partecipazione e attività. Arlandas ha concluso che anche il barcamp, al pari del webinar, è uno degli strumenti che potenzialmente possono aiutare a diffondere informazioni sul coworking.
Ha poi parlato Thomas per il Rigas, illustrando una scheda del nostro coworking toolkit in fieri, riguardante uno spazio di Riga, Lettonia. Il nostro toolkit è una specie di riassunto dei posti visitati per punti qualificanti.
La partner britannica Soizic Tsin ha illustrato alcuni casi di mediazione che l’università di Coventry ha svolto per fare conoscere il coworking, riprendendo alcuni aspetti della relazione già presentata in Grecia da Sunil Maher.
Il rappresentante del Rigas Thomas ha poi presentato il database EST e le procedure per caricare i nostri lavori su questo archivio dell’UE. Sono andato abbastanza in profondità e la relazione è stata piuttosto lunga. Sostanzialmente c’è una parte di risultati frutto della collaborazione che va decisa in comune, e poi ognuno scrive i propri risultati ottenuti individualmente. Altre comunicazioni seguiranno tra noi per metterci d’accordo sui joint results. Nel frattempo ci siamo accordati su una bozza provvisoria che ho presentato e abbiamo discusso.
Il secondo giorno, mercoledì 19, la rappresentante turca Seval ha presentato il proprio compito in modo abbastanza veloce, spiegando che la elaborazione dei dati sui questionari di valutazione è ancora in corso d’opera. La partner britannica ha dato consigli pragmatici per concludere in regola e in tempo, avendo maggiore esperienza con i progetti europei.
Il rappresentante del Rigas Thomas ha poi presentato le procedure di compilazione del Report Finale, cercando di chiarire le parti da fare assieme e quali in comune e chiedendo di chiudere la giornata con una riunione ristretta ai soli coordinatori, come già avvenuto per il meeting in Bulgaria.
Infine, Thomas ha presentato l’excel di ‘Paure, speranze, risorse’ che era stato fatto a Rimini. Solo pochi dei presenti all’inizio sono gli stessi, ho cercato di mostrare quanto alcuni problemi e promesse fossero realistici e altri meno, quante occasioni siano state colte e quante no.

Durante il coffee break si è cercato di creare il ponte skype con Roma e Varsavia ma la cosa è stata piuttosto complicata, anche per problemi di connessione. La conferenza dei polacchi è apparsa con il loro ppt sul grande schermo e loro che la commentavano ma la linea è caduta un paio di volte. Si sentiva discretamente. Paola la romana si sentiva invece malissimo e abbiamo dovuto chiudere in anticipo. Tuttavia almeno è servito a farci concludere, guidati dalla saggezza di Uldis, che è proprio un problema dei server Skype, che anche in presenza di linea e materiali appropriati non permette di supportare una videoconferenza.
È seguita la cerimonia di consegna dei certificati di partecipazione.
Infine abbiamo ristretto la riunione ai coordinatori e si sono prese alcune decisioni sui join results e si è abbozzata una discussione sulla parte comune del Final Report, che è comunque da impostare da parte del Rigas e sottoporre per eventuali cambiamenti ai partner. Al momento (luglio 2013) tuttavia il modulo non è ancora arrivato dalla Agenzia Nazionale ed è probabile uno slittamento della compilazione a settembre.
Ho anche richiesto, come coordinatore, che venisse dedicato del tempo alla stesura del verbale, dato che era l’ultima volta che ci potevamo parlare di persona ed era bene mettersi d’accordo per iscritto. Ne è stata fatta una bozza in cui si chiariva quale fosse lo stato dei lavori e i passi successivi, sostanzialmente l’invio dei testi alla partner croata responsabile del sito divulgativo sul progetto Coworking.


venerdì 28 giugno 2013

come confetture di marmellata - coworking a Drama


Il meeting in Grecia serviva per verificare lo stato di avanzamento dei lavori per quanto riguarda i cosiddetti prodotti, ossia i compiti che ciascuna associazione partner deve espletare; si è svolto presso la sede del partner greco Epimelitèrio Dramas, la camera di commercio della cittadina di Drama, non lontano da Salonicco, nella macedonia greca, il giorno 26 marzo 2013.

Il primo intervento, il nostro, ha riguardato la minaccia che senza consegna del prodotto non verrà erogato l’ultimo 20% di finanziamento da parte delle agenzie nazionali; si tratta di circa 5mila euro e il termine è giugno. Sunil, l’inglese, ha proposto che nell’ultimo meeting in Turchia si possano commentare i vari prodotti e modificarli per adattarli e collegarli l’un l’altro. A questo proposito abbiamo discusso privatamente con Seval, la turca, di far durare l’incontro ‘elettrico’ due giorni, in modo da dare tempo e spazio alla discussione.
Mentre girava il foglio firme, si è tenuto un appassionato intervento della legal advisor di Epimeliterio sul fatto che la crisi ha rimesso al centro le necessità delle persone e dunque l’importanza di un modello sociale dell’economia.
Il partner greco Alkis ha poi presentato il proprio prodotto, riguardante i vari portatori di interessi, da individuare pensando alla totalità degli attori presenti sulla scena politico-economica, e da persuadere a prendere parte al nostro eventuale progetto presagendogli i vantaggi conseguenti
Il partner britannico Sunil ha illustrato il proprio prodotto, ossia come creare incontri informali per coinvolgere il mondo degli affari nel proprio progetto.  Loro caratteristica è di essere come jellies, confetture di marmellata, ossia flessibili e strutturati al tempo stesso. Interessanti gli incontri di speed business, per cercare eventuali intese senza perdere tempo; e chiedere agli imprenditori che cosa farebbero di diverso se potessero tornare indietro, sì da far sfruttare la loro esperienza sul campo e farla circolare per interessare nuovi aspiranti. Ha annunciato che faranno 26 mobilità. Anche croati e lettoni ‘sforeranno’ le 24 mobilità di base.
Il partner italiano Giuliana dello studio Crastolla ha presentato un ampio estratto del proprio prodotto sugli aspetti legali del coworking, sono presenti anche due interessanti sezioni su business model (una sorta di parte teorica sul coworking) e sul crowdfunding
Il partner bulgaro Silviya ha spiegato di avere ricevuto solo poche risposte alla sua richiesta di contatto di spazi di coworking nei vari paesi da parte dei partners; per cui farà un lavoro teorico anziché di analisi di questionari, che non ha potuto somministrare.
Il partner polacco Alessandro ha rievocato i mezzi che ha utilizzato finora per aggiornare la comunità degli affari sui nostri incontri e attività: newsletter, blog, facebook, twitter,linkedin. Infine, ha ipotizzato la stesura e somministrazione di un questionario solo online per superare le difficoltà ad ottenere risposte tramite cartaceo o anche via mail.
Dopo un pranzo ad un fast food col gyros ci siamo trasferiti in una sala conferenze con connessione internet e inevitabilmente l’interesse è scemato, tornando i propri pc e smartphone ad avere pieni poteri.
Il partner croato Renata ha annunciato che monterà un video di una decina di minuti tramite le foto e le riprese che ha ottenuto dai partners.
Il partner lettone Uldis ha promesso che entro brevissimo sarà tradotta in inglese la pagina di disseminazione verso le ONG; inoltre ciascun partner dovrà compilare in una sottosezione della pagina una scheda sulle proprie attività. Per quanto riguarda il webinar, ha affittato gratis una piattaforma e sta organizzando per il 19 di aprile.
L’altro partner turco Seval ha somministrato il questionario di valutazione ai coordinatori su questo meeting. Le ho chiesto se voleva altro tempo per somministrare altri questionari su altre mobilità o meeting, ma ha declinato.
In chiusura, Sunil ha presentato la mobilità in UK prossima ventura.
È seguita consegna degli attestati e rinfresco.

lunedì 24 giugno 2013

rigenerazione urbana - coworking a Coventry


La mobilità in UK del progetto Coworking si è tenuta nei giorni 23 e 24 aprile presso il Technopark dell’università di Coventry, vicino Birmingham, ed ha coinvolto 4 esponenti del Rigas: Thomas Pietravalle, Claudia Gugnelli, Gianni Martini, Andrea Brunelli.
Nel primo intervento, Steve Shorthouse ha spiegato l’attività del suo dipartimento universitario (CUE ltd, http://www.coventry.ac.uk/business/coventry-university-group/coventry-university-enterprises-limited/), che si occupa di sfruttare commercialmente i talenti e le competenze settoriali dell’università. Le conoscenze sono soprattutto nell’ingegneria automobilistica, salute e design, utilizzate da un lato rivendendo le conoscenze e i brevetti maturati in università, dall’altro immettendo gli studenti nel mondo del lavoro; quest’ultima meritoria azione è svolta aiutandoli a costituire piccole imprese, dalla fase di pre-incubazione, all’incubazione, alla gestione dell’innovazione.. Da un lato quindi c’è l’università che fa insegnamento e ricerca applicata, dall’altro il parco tecnologico che fa consulenza commerciale e sostegno all’impresa.

Siamo poi andati appena fuori mura a visitare una zona commerciale in decadenza che sta venendo ristrutturata col criterio delle produzioni innovatrici e di qualità, tipo artigianato e design; questo progetto di rigenerazione urbana vede coinvolte le amministrazioni locali a tutti i livelli col concorso economico del Fondo di Sviluppo Regionale dell’UE. Si vuole fare una sorta di enorme emporio dello ‘shopping indipendente’per gli studenti della vicina università, un polo di attrazione della creatività per le nuove tecnologie, comunicazione e design, con eventi settimanali di musica e teatro nell’auditorium da 700 posti, utilizzabile come spazio espositivo per artisti o stilisti; ci sono poi anche zone bar e ristorazione, negozi in affitto anche per un sol giorno ad un costo contenuto per permettere alle nuove leve di presentarsi in modo temporaneo ed autonomo dai grandi marchi del franchising globale (http://www.fargosfordstreet.com/the-vision/fargo-village/). Si stanno ristrutturando anche le case della zona per farci gravitare gli studenti, oltre ai vicini negozi al dettaglio. In pratica, si vuole attirare lo shopping della città ma anche di tutta la regione con prodotti personalizzati e unici, un po’ l’inverso di quanto si fa da noi con Le Befane e i suoi prodotti standardizzati.
Dopo pranzo siamo tornati al technocentre, dove ci hanno presentato la attività svolte nei vari edifici. Prima di tutto il Serious Games Institute (SGI. Tradizionalmente, l’area delle west midlands è stata caratterizzata da aziende attive nel campo della creatività e dei nuovi media, come i videogiochi; il technopark sostiene questo aspetto tramite il SGI, che si occupa di ricerca e sviluppo della realtà virtuale, promuove il suo utilizzo in campi  commerciali non solo di intrattenimento, incoraggia i giovani studenti a costituire imprese in questo settore. In particolare, il ramo applicazioni per cellulari sembra trarre giovamento dalla ‘gamefication’, ma anche l’apprendimento a distanza. Per approfondire vedi http://www.coventry.ac.uk/research/research-directory/computer-science/serious-games-institute/ e http://www.youtube.com/user/sgamesinst
Un altro punto di incontro tra conoscenza e denaro è la salute degli anziani, di cui si occupa l’edificio HDTI (Health Design & Technology Institute, vedi  http://www.coventry.ac.uk/research/research-directory/allied-health/health-design-technology-institute/ ). Come ha illustrato Guy Smallman, si rivolge ad anziani, disabili e malati cronici, non alla chirurgia, creando protesi, stampelle, carrozzine etc su misura e innovativi usando le conoscenze di fisiologia acquisite tramite ricerche ed esperimenti condotti all’università di Coventry. Lo abbiamo anche visitato, in seguito, e c’erano le stampanti 3d per fare i  modellini in scala. Per stimolare la creatività hanno allestito una specie di galleria d’arte alle pareti e all’ingresso; per esempio erano appese stampelle fatte in materiale trasparente con delle frasi sagge scritte su di esse.

L’ICE (Institute for Creative Enterprise) nasce nel 2008, da un lato per sostenere l’imprenditoria locale tenendo gli studenti a Coventry dopo la laurea anzichè disperdere le conoscenze acquisite dirottandole verso Londra come accade attualmente. Ci hanno spiegato che mancava nel coworking iniziale un collegamento tra studenti e imprenditori, che unisse teste e soldi; il technocentre si pone proprio come mediatore tra chi offre e chi è disposto a pagare la conoscenza. Le cifre sono indicative della bontà del progetto: in due anni hanno avviato 31 imprese, aiutato 95 ditte a svilupparsi, piazzato 40 persone in aziende digitali, fornito 35 tirocinii (pagati!), creato una rete di 1500 contatti nel mondo degli affari, sono accreditati come centro di formazione Apple…. utilizzando fondi regionali europei. Per approfondire http://www.coventry.ac.uk/business/institute-for-creative-enterprise/?theme=main
Abbiamo fatto un giro all’università a The Hub, che è contemporaneamente bar, supermercato interno e luogo di relax e lavoro condiviso; torniamo al discorso di creare un ambiente favorevole, creare una mentalità: infatti Sunil dice lo hanno finanziato per abituarli fin da giovani a lavorare assieme; ci sono postazioni stile saletta riunioni, grandi divani, è tutto per piccoli gruppi; ed è frequentabile solo dagli studenti.
Il tema della seconda giornata era  ‘I percorsi di sostegno all’impresa’; Tim Francis, un ragazzino evidentemente neolaureato, vendeva i diritti di proprietà dell’uni per finanziarla; fanno concorsi di idee tra gli studenti e le migliori e vendibili (fanno ricerche di mercato apposta) ricevono consulenza, magari per farle riproporre in forma matura in seguito; la forma iniziale è quella dello spin-out, cioè una sorta di azienda a partecipazione dell’uni (a quota discendente nel tempo e comunque concordata con il neo-imprenditore) per incoraggiare e anche per riprenderci qualche cosa. Tecnicamente uno spin-out dovrebbe essere quando una parte di una azienda si autonomizza dalla casa madre.
Gideon Mass lavora per il dipartimento cittadino dello sviluppo, institute of Applied Enterpreneurship, in modo che le aziende abbiano un impatto socio-economico positivo, quindi non aziende purchessia
Henry Jerwood (smarter working) si occupa di aumentare la produttività delle persone tramite la gestione delle pratiche di lavoro, tecnologie, locali, orari e viaggi
Alex Mauser di Enterprise Europe Network, attivo dal 1995, aiuta le piccole e medie imprese, con una linea diretta sulle varie legislazioni presenti nei paesi dove vogliono svilupparsi le aziende; e seminari su come fare soldi in vari modi, tra cui: cambiamento climatico in Cina, cloud computing, costruzioni ecologiche, combustione ecologica a idrogeno o solare.



venerdì 31 maggio 2013

Salvatore Settis, l'archeologo che era in testa nella mia personale classifica per il Presidente della Repubblica, ha pubblicato sul settimanale Left un interessante manifesto.

In particolare, al punto 8), si legge:

Una parte larghissima del Paese esprime una radicale opposizione a questo corso delle cose. Lo fa secondo modalità diverse, anzi divergenti: (a) la sfiducia nello Stato e il rifugio nell’astensionismo; (b) gesti individuali di protesta; (c) vasti movimenti che tendono alla rappresentanza parlamentare e alla forma-partito, come il M5s; (d) piccole associazioni di scopo, dichiaratamente non-partitiche, per l’ambiente, la salute, la giustizia, la democrazia. Queste ultime sono ormai alcune decine di migliaia, e coinvolgono non meno di 5-8 milioni di cittadini. È a partire dall’autocoscienza collettiva generata da questo associazionismo diffuso (ma anche nei sindacati) che si può avviare la necessaria opera di restauro della democrazia.

 Sì, l'impegno per i temi che ci stanno a cuore è, sarà, un importante tassello che troverà il suo posto nel quadro generale della democrazia del nostro paese. Dobbiamo costruire quella riserva di energie, di aria, di entusiasmo che mancano ad un paese depresso.

venerdì 24 maggio 2013

Emozioni - dipinto di Claudia Zanotti

Scrive Gianluca Mazzella su Il Fattoquotidiano.net che "...oggi ci sono circa 18 varietà resistenti al glifosato (un antiparassitario) che hanno assunto un peso considerevole nelle colture in Brasile, Argentina, Australia e Paraguay. Tanto che la Monsanto sta raccomandando di tornare a usare non solo il glifosato ma un mix di diversi agrofarmaci." 

Significa che l'utilizzo di piante transgeniche capaci di avere esse stesse un effetto insetticida, ha avuto la conseguenza di rendere resistenti alcune specie di insetti.

Non bisogna demonizzare il transgenico, certo, però siamo ben lontani dal vincere la sfida che ci porterà a produrre cibo sano sufficiente per tutti.

sabato 11 maggio 2013

una questione di carne

la carne di manzo

Alla voce carne nella lista della spesa, il consumatore con vena critica si chiederà se valga davvero la pena di investire tempo e denaro in un acquisto di gruppo presso un allevatore di fiducia invece di sbrigarsela al supermercato. Cosa fa la differenza?

La Comunità Europea stabilisce che ogni allevamento biologico deve essere collegato ad un'azienda con terreni certificati. L'allevamento deve essere un arricchimento del terreno (rilasciando azoto, per esempio) e non motivo di inquinamento del terreno e delle acque. Gli animali devono poter pascolare in ampi spazi aperti ed essere nutriti, oltre che con foraggio, con mangimi certificati dei quali almeno il 50% prodotto dall'azienda stessa.

I trattamenti chimici e antibiotici sono permessi in numero limitato a seconda della durata di vita di un animale. Il suino ad esempio che vive circa un anno può subire solo un trattamento. 
Gli animali possono essere trattati con farmaci ma con tempi di sospensioni raddoppiati rispetto ad un animale da allevamento convenzionale. Trattamenti antiparassitari sono concessi agli animali che vanno al pascolo. Sono invece vietati assolutamente i trattamenti di tipo ormonale come la sincronizzazione dei calori, espediente utilizzato per regolare la produzione degli animali oppure sfalsarla a seconda delle  necessità dell’allevatore. Non sono ammesse per i bovini tecniche embrio trasfert che permettono selezioni genetiche, mentre è ammessa ovunque la castrazione dell’animale.

La Comunità Europea prevede un Piano Nazionale Residui tramite il quale vengono stabilite le quote di campioni che ogni regione deve compiere sul proprio territorio per testare tutte le sostanze non desiderate, sia farmacologiche che di inquinamento ambientale. Su Rimini ad esempio vengono effettuati ben 200 campioni annui nonostante non sia una realtà zootecnica significativa.
Oggi sono considerati pericolosi gli inquinanti ambientali come diossina , PCB e metalli pesanti; purtroppo però l’inquinamento ambientale è una piaga che neppure il bio può affrontare e risolvere interamente, ma rispetto ad alcune problematiche come quello dei residui, dei trattamenti fitosanitari e farmacologici la filiera biologica è in grado certamente di tutelare meglio il consumatore offrendo un prodotto più sano.

A onor del vero, a partire dal grande shock della cosiddetta "mucca pazza", anche molti allevamenti tradizionali hanno cambiato l'approccio alle tecniche di produzione, e ora si tende finalmente a dare importanza a tutta la filiera, dalla stalla alla tavola, per così dire, perché si è compreso che molti dei problemi venivano proprio dai mangimi.


Ancora una volta, non abbiamo scoperto niente, dato che la filiera corta esisteva già in passato, anzi,  fino a pochi anni fa il sistema di mercato preferenziale era quello dei piccoli macellai della zona che permettevano all’allevatore di fare bene il proprio mestiere. Si trattava di un meccanismo ben funzionante, rodato nel tempo, che a causa di grosse catene, centri commerciali e globalizzazione, è saltato e difficilmente si ristabilirà. 

Siccome mi dispiace terminare con questa nota pessimista, voglio ricordare che l'acquisto solidale permette di rapportarsi direttamente con gli allevatori e di poter consumare prodotti indubbiamente di qualità superiore, sotto molti punti di vista.

venerdì 12 aprile 2013

quello che pensa Stiglitz (e che pensiamo in tanti)

(intervista di Federico Rampini a Joseph Stiglitz, da la Repubblica, 12 aprile 2013)



«L'Italia è vittima di un fallimento dell'austerity europea, state pagando un prezzo più elevato della Grande Depressione, le vostre imprese sono penalizzate a tutto vantaggio di quelle tedesche. Non accusate Beppe Grillo di populismo: i temi che solleva sono legittimi, compresa l'opzione estrema di un'uscita dall'euro. Niente governissimo Pd-Pdl, per salvarsi l'Italia deve tagliare i ponti con la corruzione dell'era Berlusconi».

Joseph Stiglitz, premio Nobel dell’economia, parla nel suo “tempio”, alla Columbia University di New York. L’occasione è una conferenza molto dotta, patrocinata dalla Italian Academy e dal nostro Istituto di cultura. Il tema è impegnativo e attuale: Stiglitz smonta uno per uno tutti i dogmi del pensiero economico neoclassico, o delle sue versioni neoliberiste. Se c’è uno che ha le carte in regola per istruire questo processo, è lui. Già consigliere di Bill Clinton alla Casa Bianca, iniziò a contestare il pensiero unico sulla globalizzazione negli anni Novanta; fu licenziato da vicepresidente della Banca mondiale per le sue critiche all’istituzione; più di recente fu uno dei primi a solidarizzare con gli “indignados” spagnoli e a giustificare le rivolte anti-austerity. Con rigore teorico implacabile, fa a pezzi l’idea di un homo economicus razionale, di un mercato capace di auto-regolarsi. Espone l’inutilità del Pil come misuratore di benessere (lui stesso ha ispirato molti governi e organismi internazionali nella ricerca di indicatori alternativi). Stigmatizza l’avidità dei banchieri e lo strapotere delle oligarchie capitalistiche. Finita la conferenza, Stiglitz accetta di parlare di noi: l’Italia nella trappola del-ìl’austerity, e come uscirne. Il premio Nobel sa di essere diventato il massimo “guru” economico del Movimento 5 Stelle. E non si tira indietro. Conosce la situazione politica italiana, risponde a tutte le domande, anche le più delicate. Difende Grillo, pur spingendolo nella direzione di un accordo con il Pd.

Grillo ha proposto un referendum sull’euro, le sembra concepibile agitare la possibilità di una nostra uscita dalla moneta unica?
«L’eurozona deve cambiare le sue politiche di austerity. Perché l’euro funzioni occorrono una vera unione bancaria con regole comuni, un’assicurazione unica per i depositi dei risparmiatori, una vigilanza europea; poi ci vuole la vera unione fiscale, l’emissione di euro-bond. Il sistema attuale è instabile, incompiuto. Ci vuole più Europa oppure meno euro, non si può restare a metà del guado. Alcune posizioni del M5S sono fondate: un Paese come l’Italia potrebbe arrivare fino al punto di dover abbandonare l’euro per salvare l’Europa. Sarebbe preferibile di no, sarebbe meglio che fosse l’Europa ad abbandonare l’austerity».

Perché ritiene che per l’Italia possa diventare insostenibile l’appartenenza a questa unione monetaria?
«Le regole attuali dell’Unione europea restringono la vostra possibilità di fare una politica industriale, di cui avete gran bisogno. Il mercato unico all’origine doveva creare condizioni eque di competizione, una concorrenza leale. E’ fallito. Anzi: la competizione fra nazioni europee non è mai stata così diseguale. Le imprese italiane oggi devono pagare tassi d’interesse molto più alti delle imprese tedesche, anche ammesso che riescano ad avere accesso al credito bancario. Questa non è concorrenza leale, è un mercato squilibrato, altamente instabile. Se non cambia, non vedo via d’uscita».

Per il momento non c’è segnale che l’eurozona voglia cambiare rotta in modo sostanziale, rinnegando l’austerity voluta dalla Germania.
«In assenza di una svolta radicale e strutturale delle politiche economiche europee, è probabile che l’Italia sia condannata a rimanere a lungo in recessione. Oggi il vostro reddito nazionale è inferiore a quello del 2007, il danno economico che subite è superiore perfino a quello della Grande Depressione degli anni Trenta. Questo non è l’effetto ineluttabile di un terremoto o di uno tsunami, è un fallimento economico determinato da politiche sbagliate. L’Unione europea deve ammetterlo, deve rilanciare la crescita, e allora anche il vostro debito pubblico diventerà governabile».

Dunque lei difende un referendum sull’euro, che viene considerato una fuga in avanti populista.
«Gli italiani devono poter valutare, e mi rendo conto che questa valutazione è molto
complessa. Dovete soppesare da una parte le possibilità concrete di ottenere un cambiamento drastico nelle attuali politiche europee; dall’altra, gli eventuali costi di una uscita dall’euro. Dibattere queste idee non è populismo, è democrazia. Si tratta di restituire sovranità ai cittadini, che hanno il diritto di volere un futuro migliore. Affermare che le politiche economiche hanno peggiorato le vostre condizioni di vita non è populismo».

Nell’immediato, dati i vincoli della nostra appartenenza all’euro, cosa può fare un governo italiano?
«Voi avete rinunciato a gran parte della vostra sovranità entrando nell’euro, la vostra libertà è limitata. Ma ci sono cose che potete fare. Rendere il vostro sistema bancario più efficiente per stimolare la crescita. Passare al setaccio le voci della spesa pubblica. Riformare la corporate governance del vostro capitalismo. Aggredire quei problemi di corruzione di cui Silvio Berlusconi è una manifestazione».

Vasto programma, per il quale bisognerebbe avere un governo. A cinquanta giorni dalle elezioni non si è trovato un nuovo governo. Le posizioni sembrano inconciliabili, il M5S non ha accettato compromessi.
«In ogni democrazia è necessario che ci siano dei compromessi. Si parte da posizioni diverse, ma bisogna lavorare assie-
me. Capisco la preoccupazione di non cedere sulle questioni di principio. Io credo che una maggioranza di italiani abbia alcune esigenze comuni: una riforma dello Stato; far ripartire la crescita; di conseguenza cambiare le politiche di austerità».

Cosa pensa dell’ipotesi di un governissimo tra Pd e Pdl?
«Questo mi sembra il compromesso più difficile da raggiungere. Il livello di corruzione associato a Berlusconi e al suo partito non è compatibile con i programmi di governo di quelle forze che si battono contro la corruzione. Vedo più naturale una convergenza con Grillo».

Tra le proposte considerate demagogiche c’è quella di un salario di cittadinanza garantito a tutti.
«L’India, che resta una nazione povera, ha introdotto un sistema di occupazione garantita per le popolazioni rurali. Bisogna partire dal principio che la disoccupazione è il fallimento di una società. E la società deve assumersi la sua responsabilità, deve riuscire a generare una forma di sostegno, commisurata alle sue risorse. Non è populismo affermare che il 12% di disoccupazione è un fallimento dell’Europa. Non c’è dramma più grave di questo, di quando ci sono venti disoccupati che si presentano per un solo posto di lavoro».

Lei è stato uno dei pionieri nell’elaborazione di nuovi indicatori del benessere collettivo. Dal Prodotto interno lordo si è passati al Fil (felicità interna lorda) e altri misuratori alternativi come l’indice di sviluppo sociale. Qual è l’utilità di questa ricerca?
«Il Pil non ci dà una misura delle cose che contano davvero per noi: per esempio la qualità dell’ambiente, la sostenibilità dello sviluppo, la diseguaglianza, la giustizia sociale. Per fare due esempi ispirati dagli Stati Uniti: abbiamo un sistema sanitario molto inefficiente e molto costoso, ma proprio i suoi alti costi contribuiscono a “gonfiare” il valore del Pil; abbiamo degli Stati Usa che spendono per le prigioni più di quanto stanziano per le loro università, ma anche la spesa carceraria va a contribuire al Pil. Sul tema della giustizia sociale un tempo la dottrina economica prevalente diceva che la distribuzione del reddito è irrilevante, anzi arrivava a sostenere che le diseguaglianze contribuiscono a rendere efficiente un’economia di mercato. Invece oggi anche il Fondo monetario internazionale ammette che esiste una correlazione fra diseguaglianze e instabilità».

Ai leader europei che continuano a pensare che l’austerity ci tirerà fuori dalla crisi, lei cosa dice?
«E’ come la medicina medievale che pretendeva di curare i malati a furia di salassi, togliendogli sempre più sangue. Questa gente seleziona solo le informazioni che conferma le loro idee preconcette. L’austerity non funziona neppure per l’obiettivo che si prefigge, di ridurre il debito pubblico. Se non abbiamo la capacità di trarre le lezioni di questa crisi, come fu fatto dopo la crisi del 1929, temo che saremo condannati ad un’ulteriore ricaduta»

martedì 15 gennaio 2013

la ghirlanda della befana

Tra i proverbiali buoni propositi per l'anno nuovo poteva mancare "butta un po' meno"? E si poteva non cominciare con gli avanzi del pranzo di Natale?

Bravi, la risposta giusta è "no" ad entrambe le domande.

La ghirlanda della Befana è una torta salata ripiena di cappone lesso e formaggio.
Ingredienti:

500 g di farina 0 Iris
250g di latte
1 bustina di lievito per pizza
1 cucchiaio di olio e.v.o.
1 cucchiano di miele
1 uovo
1 cucchiaino di sale

Ho impastato gli ingredienti sulla spianatoia, e poi ho lasciato lievitare per un paio d'ore.

Ho steso l'impasto in una sfoglia non troppo sottile, sulla quale ho distribuito i pezzettini di cappone pazientemente estratti dalle ossicine, e dell'emmenthal a tocchetti
Ho arrotolato il tutto

e l'ho disposto in cerchio. Sulla parte superiore ho inciso delle linne oblique, ho spennellato con un tuorlo d'uovo, e infine ho cosparso la ghirlanda con semi di sesamo e di papavero
A questo punto non rimane che infornare nel forno già caldo a 180°, e lasciare cuocere fino a che il colore dorato e lo stecchino che esce asciutto non ci dicono che è pronto.
E voi, cosa avete preparato con gli avanzi?