lunedì 5 maggio 2014

l'ultima chiamata di Aurelio Peccei


Mi piacciono i personaggi lungimiranti, visionari, generosi, e Aurelio Peccei e' uno di questi. Vivere il proprio tempo fino in fondo, e saper vedere oltre per lasciare qualcosa di buono alle generazioni future mi sembra quanto di meglio si possa desiderare.
Peccei e' nato nel 1908 da una famiglia della borghesia torinese illuminata. Dopo la laurea e la borsa di studio alla Sorbona, entra in Fiat dove comincia una brillante carriera. Ma scoppia la seconda guerra mondiale, e arriva il momento di fare delle scelte. Peccei si impegnò nella Resistenza come membro di Giustizia e LibertàNel 1944 venne arrestato, incarcerato e torturato, ma un passo prima dell'esecuzione ci fu la liberazione dal nazifascismo. Nel dopoguerra si occupò attivamente della ricostruzione, e fu tra i fondatori della prima compagnia aerea italiana, l'Alitalia. Alla fine degli anni '50 fondò Italconsult, una joint-venture tra i più famosi marchi automobilistici nazionali, come la Innocenti, la Montecatini e la stessa Fiat, con lo scopo di fornire consulenza ingegneristica ed economica ai paesi in via di sviluppo. La condusse come un'organizzazione no-profit, convinto della necessità di promuovere lo sviluppo dei paesi del terzo mondo.

Aperto, curioso, anticipatore, Peccei ha colto nel suo momento, potremmo dire, aurorale, il crearsi di quel "dilemma dell'umanità" che la maggior parte di noi stenta a vedere perfino nel nostro XXI secolo. Aumento della popolazione, saccheggio delle risorse non rinnovabili, estinzione delle biodiversità, cambiamento climatico erano problemi che vedeva già chiaramente negli anni '60, e comincia a parlarne pubblicamente. Coinvolge imprenditori, banchieri, ricercatori. E' da questa incredibile spinta ad affrontare un problema planetario che nasce il Club di Roma, e la pubblicazione I limiti dello sviluppo di cui parlerò nel prossimo post. E siamo solo nel 1972! La pubblicazione ebbe un enorme successo, anche perche' la crisi petrolifera aveva acuito nell'opinione pubblica la percezione del problema delle risorse.

I limiti dello sviluppo e' il rapporto del Massachussetts Institute of Technology di Boston, sulla ricerca commissionata dal Club di Roma, per individuare le sorti della società nel suo insieme. Con l'impiego di elaboratori elettronici, simularono un modello matematico globale per studiare le interazioni di un certo numero di fattori, l'aumento della popolazione, la disponibilità di cibo, le riserve e i consumi di materie prime, lo sviluppo industriale, l'inquinamento. La conclusione fu che questi fattori avrebbero portato in breve al deterioramento dell'ambiente e a un esaurimento altrettanto rapido delle riserve naturali.
Improvvisamente il mondo era diventato piccolo, un tutto unico reso estremamente fragile dalle interconnessioni a livello globale. Da quel momento in poi nessuno poteva più dire di non sapere, nessuno poteva dirsi esentato dalla responsabilità verso le generazioni future. Di certo Peccei se la prese sulle spalle, quella responsabilità, e si dedicò ad "educare al futuro", a elaborare, cioe', quella che oggi noi chiamiamo "coscienza ecologica", "ambientalismo", parlando a capi di stato, ministri, parlamentari, manager d'azienda.

Peccei immaginava un mondo in cui "sviluppo" significa dignità, sconfitta della povertà, libertà, e non tanto e non solo crescita economica. Non un ritorno all'età della pietra ma un progresso illuminato, contenuto entro certi limiti, diffuso su tutto il pianeta.
Quest'uomo straordinario e' morto nel 1984, e mi chiedo cosa ne e' stato della sua eredità. Nel tempo hanno preso forza voci di discredito alla tesi del Club di Roma che hanno appannato ingiustamente la figura di questo imprenditore "solidale", probabilmente più conosciuto all'estero che in Italia, ma non possiamo fingere di non aver mai sentito il suo messaggio. Dopo più di quarant'anni, rischiamo di essere ormai all'ultima chiamata.

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